“Senza le due ore di ritardo il piccolo Mabruk, “buona fortuna” in arabo, sarebbe forse nato sulla nave militare. Il bimbo ha visto la luce del nostro mondo soltanto per pochi minuti. Davanti a quel parto estremo, Ola Mouaffek Shihab Eddin, 32 anni, pediatra, e Naya Raslan, più o meno la stessa età, ginecologa, non hanno tradito il loro dovere e sono scese nella pancia del peschereccio. Mabruk adesso è a ottanta metri in fondo al mare, nelle braccia della sua giovane mamma. E due dottoresse accanto”.
(Fabrizio Gatti – L’Espresso – 7 novembre 2013)
“In Requiem Mediterraneo, Mabrouk, la sua giovane madre, e le molte vittime di quel terribile naufragio, riprendono idealmente vita, si alzano dal fondo del mare e camminano verso l’Europa per invocare giustizia. Puntano il dito contro di noi, contro i nostri regolamenti inadeguati, contro l’inerzia del nostro agire; si rivolgono a Dio non solo per essere accolti, ma anche per essere biblicamente vendicati. Ho scritto e pensato questa musica per raccontare il presente, per strappare la vicenda di Mabrouk dal mondo virtuale – dalle notizie che restano, in un certo senso, al di là dello schermo – e riportarla a un contesto di realtà. Mabrouk è figlio di tutti noi”
(Sebastiano Cognolato)
Requiem Mediterraneo
In memoria dei migranti caduti sulle rotte del nostro mare
Requiem Mediterraneo è una missa scenica pro defunctis dedicata ai migranti che perdono la vita cercando di raggiungere le coste italiane. E’ stata allestita per la prima volta il 3 ottobre 2021 presso Triennale Teatro dell’Arte di Milano con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), del Comune di Milano e di Fondazione Cariplo.
L’opera si ispira a un momento chiave della storia recente del nostro mare. L’11 ottobre del 2013 oltre 260 migranti, tra cui circa 150 bambini, morirono annegati perché il barcone su cui si trovavano (partito dalle coste della Libia e mitragliato dalla guardia costiera libica), dopo ore alla deriva affondò, nonostante la marina italiana e quella maltese avessero ricevuto molte richieste di aiuto. Il naufragio dei bambini venne alla luce grazie a una inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti: nel 2021 lo stato italiano è stato riconosciuto colpevole di omissione di soccorso dalla Organizzazione delle Nazione Unite.
La struttura drammaturgica dell’opera contrappone i due elementi principali, pianoforte e coro, impersonando i migranti con il coro, e il mondo occidentale con il pianoforte.
La forma canonica della missa pro defunctis è contaminata con testi tratti dalla cronaca, tra cui le identità dei migranti e le richieste di aiuto alle autorità italiane.
Il coro
La compagine corale è divisa in due sezioni: il coro musicale, in posizione decentrata sul palco (lato o fondo), con funzione di coro tradizionale; il coro scenico, composto di coristi e mimi/comparse con funzione coreografica oltre che musicale, in scena.
L’opera si apre con i coristi sdraiati sul palco. I corpi sono abbandonati senza vita e con abiti laceri.
Dopo il Requiem aeternam, in cui i coristi impersonano i migranti scomparsi bisbigliandone i nomi e i cognomi, lentamente i cantanti si alzano e nel corso dell’opera si avvicinano minacciosamente al pianoforte e alla platea; a poco a poco occupano tutto lo spazio fisico e acustico disponibile; si accalcano intorno alla cassa del pianoforte, alla tastiera e alla pianista, toccano le corde, i tasti, e invadono la platea, fino a sommergere lo strumento e gli spettatori nella scena finale (Salmo 58).
I movimenti, specifici per ciascun corista e descritti con precisione in partitura, sono rallentati, quasi impacciati (come un corpo umano che cammina sott’acqua).
La partitura prevede per le parti vocali effetti concreti, giochi timbrici, sezioni ritmiche, e l’utilizzo estemporaneo di tecniche non convenzionali: oltre a cantare, i coristi bisbigliano, gridano, soffiano, percuotono oggetti, intervengono sulle parti del pianoforte.
Il pianoforte
Requiem Mediterraneo nasce da Mabrouk, musica-documento composta da Sebastiano Cognolato nel 2018 su commissione di Spazio Teatro 89. La parte pianistica del Requiem riprende le caratteristiche di espressività corporea proprie di Mabrouk, e le sviluppa ulteriormente attraverso il rapporto con i testi sacri e con il coro.
La pianista Fernanda Damiano suona con l’energia e il movimento di tutto il corpo, canta parti del requiem, si abbandona completamente alla musica fino ad esserne sommersa. E’ contrapposta al coro fin dall’inizio, e soccombe nel finale. Indossa un abito bianco, quasi nuziale, che evoca purezza, e ricopre il triplice ruolo di officiante del requiem, simbolo del mondo occidentale, agnello sacrificale.
Prima esecuzione assoluta, Triennale Milano Teatro, 3 ottobre 2021
Con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)
Con il patrocinio del Comune di Milano
Con il patrocinio di Fondazione Cariplo
Con la partecipazione delle energie spontanee della città
“Profondamente commosso, colpito, turbato dalla forza espressiva di Requiem Mediterraneo. E grato all’autore Sebastiano Cognolato per aver dato un esempio di come il teatro possa essere davvero comunità e luogo di riflessione, e di come dare forma estetica alle vicende più drammatiche della nostra attualità non significhi falsarne le analisi o edulcorarne la percezione, bensì al contrario possa aiutarci a evitare rimozioni e autoassoluzioni. Gratitudine che si estende a tutti gli interpreti, dalla pianista Fernanda Damiano, fiore d’acciaio i cui cluster scuotevano come terrifici marosi; alle voci intense e partecipi di Valentina Coladonato, Blagoj Nacoski e del giovanissimo Giovanni Crisostomo; fino al meraviglioso Intende voci Chorus perfettamente preparato e appassionatamente guidato da Mirko Guadagnini, e senza dimenticare i ragazzi e le ragazze del liceo Tenca impegnati come mimi e il sempre ottimo Silvio Oggioni che ha firmato la essenziale ma efficacissima regia dello spettacolo. Grazie, grazie, grazie, una fortuna avervi ascoltati, una gioia avervi applauditi.”
(Luca Schieppati – Facebook)
“La storia di Mabrouk l’avevo raccontata nel 2013 su L’Espresso. Sette minuti di vita, tra la nascita e il naufragio. Requiem Mediterraneo, opera scritta da Sebastiano Cognolato, è dedicata a Mabrouk e a tutte le vittime del mare e del deserto. Nella Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, il tenore e direttore Mirko Guadagnini, la pianista Fernanda Damiano, il soprano Valentina Coladonato, il tenore Blagoj Nacoski, il regista Silvio Oggioni, con gli amici del Carcere di Bollate e studentesse e studenti del Liceo Statale Carlo Tenca di Milano, dedicano la loro arte con la prima assoluta”.
(Fabrizio Gatti – Facebook)
“L’infinita tragedia dei migranti in mare trova voce nella musica di Sebastiano Cognolato”
(Daniela Zacconi – Vivimilano Corriere della Sera)
Artisti e partners
Il primo allestimento di Requiem Mediterraneo, con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), del Comune di Milano e di Fondazione Cariplo, nasce dalla collaborazione tra diverse associazioni culturali, enti e artisti di rilievo: l’Associazione Liederìadi del tenore e direttore Mirko Guadagnini e il suo Intende Voci Chorus; Silvio Oggioni, regista e operatore teatrale; Fernanda Damiano, pianista dalle spiccate doti interpretative; il soprano Valentina Coladonato, il tenore Blagoj Nacoski, e le voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala Giovanni Crisostomo e Lavinia Galati. Inoltre, hanno dato il loro sostegno e/o patrocinio: Triennale Teatro dell’Arte, Serate Musicali di Milano, Soleterre, Festival dei Diritti Umani, Gariwo, Comitato 3 ottobre, Carcere di Bollate, Liceo Statale Carlo Tenca di Milano, Visionica onlus, Carcere di Bollate, Arte In Tasca.
Dentro l’allestimento: partecipazioni, energie spontanee, percorsi
Carcere di Bollate (MI)
Gli abiti indossati dal coro scenico sono stati confezionati dalle persone detenute nel carcere di Bollate grazie al laboratorio Arte in Tasca; il libretto di sala e la locandina sono stati stampati nel laboratorio grafico Zerografica. Entrambi i laboratori sono interni al carcere. I costumi riportano le firme (frasi, tags, liberi pensieri) di chi li ha preparati.
Liceo Statale Carlo Tenca di Milano
Il coro scenico è costituito da ragazzi e ragazze del Liceo Statale Carlo Tenca di Milano, scuola Ambasciatrice del Parlamento Europeo. Le studentesse e gli studenti svilupperanno le diverse tematiche presenti nell’opera con approfondimenti in classe.
Soleterre
Nel mese di settembre 2021 Fondazione Soleterre ha promosso una campagna di raccolta fondi per finanziare l’allestimento di Requiem Mediterraneo. Il crowdfunding ha raggiunto e superato l’obbiettivo prefissato sia in termini economici che di partecipazione collettiva. Il vignettista Vauro ha inoltre disegnato una vignetta dedicata a Requiem Mediterraneo.
Gariwo
Per presentare e promuovere la prima esecuzione di Requiem Mediterraneo, il 19 settembre 2021 Gariwo ha organizzato un concerto al Giardino dei Giusti di Milano con la pianista Fernanda Damiano e il pescatore Vito Fiorino, Giusto del Mediterraneo per avere salvato decine di naufraghi con il suo peschereccio.
Rumors, campagna di crowdfunding
“Bellissima iniziativa. Per dare la voce di un linguaggio universale come la musica a chi non ha più parole da dire”
“Felice di sostenere una causa così importante”
“L’umanità è in grave pericolo dobbiamo essere più solidali”
“Bellissimo progetto!”
“In bocca al lupo!!! Lascio con piacere il mio contributo!”
“Progetto interessante e forte, per far sentire la propria voce su un tema quanto mai attuale”
“Migranti, crisi afgana devono trovare una risposta corale alzando lo sguardo”
“Grazie ❤“
Altre sinergie
La prima esecuzione di Requiem Mediterraneo è stata sostenuta attivamente anche da: Festival dei Diritti Umani, Comitato Tre Ottobre, Visionica Onlus, Accademia Teatro alla Scala, Serate Musicali.
Testi e note drammaturgiche
“In Requiem mediterraneo (…), ai passi liturgici e scritturali sono intessuti o inframezzati i nomi dei migranti periti in mare, frammenti del Trattato di Dublino, le trascrizioni dei concitati scambi via radio fra barconi e capitanerie, le formule anodine del Programma di Stoccolma. È un meditato collage di lingue (dal latino all’inglese all’ebraico al greco), linguaggi (la pregnanza dei testi sacri, il vuoto patinato della propaganda istituzionale), comunicazione e incomunicabilità, la cui forza si esprime anche tramite la dimensione ulteriore della messa in scena: il Requiem, insomma, già liturgico, poi oratoriale, è ora compiutamente teatralizzato, in una multimedialità che ne aumenta l’impatto sullo spettatore-meditante.”
(Daniele Filippi – dalla presentazione di sala)
1 – Requiem aeternam
2 – Dies irae
3 – Dublin Regulation III
4 – Help us
5 – Angele Dei
6 – Aμνὸς τοὺ θεοὺ (Giovanni I, 29)
7 – Stockholm Programme
8 – Salmo 12
9 – Lux aeterna
10 – Salmo 58
1 – Requiem aeternam
La scena si apre sul buio, con il pianoforte che esegue un canto spezzato e sommesso. A poco a poco il palco si illumina, i corpi dei defunti (coro scenico) cominciano a muoversi e a pronunciare ciascuno il proprio nome. Il coro musicale segue il canto spezzato del pianoforte intonando il requiem in modo sempre più percepibile; il volume dei coristi cresce lentamente fino a diventare un grido di orrore e denuncia, che apre il Dies irae.
Taghrid Muhriz, madre. Cham Muhriz, bambina. Yaman Aldin Sibaei, bambino. Raghad Aldin Sibaei, bambina. Homam Aldin Sibaei, bambino. Manal Eyoun, madre. Salah Aldin Sibaei, padre. Mohamed Jafar Izoli, ragazzo. Reem Shahada, madre. Abdulmagid Sheikh Mohamad, bambino. Mohamad Sheikh Mohamad, bambino. Lara Sheikh Mohamad, bambina. Bachira Kharnoub, madre. Fatena Khatib, madre. Joud Mustafa, bambina. Mayar Lababidi, bambina. Mnawer Raheel, padre. Bisan Mnawer Raheel, bambina. Tharwat Al Tahan Alzaeem, madre. Oday Mussa, bambino. Shahada Mansour, padre. Yaman Mansour, bambino. Mohamad Mansour, bambino. Nahawand Dahoud, madre. Riyad Khalifa Al Essa, padre. Osama Al Essa, bambino. Ayman Al Essa, bambino. Tarek Al Essa, bambino. Maria Suliman Aldush, madre. Hussein Almahdi Alkhalifa, ragazzo. Mohamad Khaled Al Haj, bambino. Raed Khaled Al Haj, bambino. Shirihan Hasan Seif, bambina. Nourhan Hasan Seif, bambina. Randa Hasan Seif, bambina. Salsabil Hasan Seif, bambina. Mohamad Abdunaser Slemani, bambino. Mohamad Samer Ali, bambino. Alma Maher Mustafa, bambina. Asmaa Burghol, madre. Mansour Emad Sheikh Mohamad Burghol, bambino. Abdulhamid Sheikh Mohamad, bambino. Hana Ahmad Alhosni, madre. Salim Alhosni, bambino. Nour Alhosni, bambina. Dima Alhosni, bambina. Hussam Alhosni, ragazzo. Khaled Awad, padre. Kenda Awad, bambina. Marwa Awad, bambina. Aldin Awad, bambino. Aylan Shenu, bambino. Mohamad Nour Almounezl, ragazzo. Mohamad Jammo, bambino. Nahel Jammo, bambino. Mariam Atwa, donna. Amal Abdulnaser Sulemaini, donna. Doaa Atwa, donna. Ghada Dahsha, donna Hadil Halboni, donna. Mayssa Abdulrahim Slemani, madre. Abdulrahman Slemani, donna. Lena Zakzak, donna. Bilal Ibrahim el Habib, uomo.
Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis; in memoria aeterna erit iustus ab auditione mala non timebit.
02 – Dies irae
Il grido dell’ira di Dio travolge tutti i coristi. Il coro scenico percuote il palco con mani e piedi, i coristi si muovono sempre più convulsamente tentando di alzarsi. Il Dies irae è inframmezzato da Dublin Regulation III e da Help us, i cui testi rappresentano le colpe giudicate nel Giorno del Giudizio. Il pianoforte ha una funzione ritmica e di commento espressivo attraverso l’uso di una tecnica di clusters coreografici differenziati tra gomiti, avambracci, polsi.
Dies irae, dies illa
Solvet seclum in favilla
Teste David Cum Sybilla
Quantus tremor est futurus,
Quando Iudex est venturus,
Cuncta stricte discussurus.
03 – Dublin Regulation III
Il Regolamento di Dublino III, riguardante la destinazione europea dei migranti, viene citato in brevi cellule ritmiche mentre il coro scenico, al buio, evoca i rumori concreti di disturbo delle radio a onde corte. I frammenti sono estrapolati secondo un criterio di espressività musicale e drammaturgica. Le dinamiche utilizzate vanno dal pianissimo (ppp) al mezzoforte (mf).
Dublin Regulation
Stockholm Programme
Rights of the child
Fundamental Rights
Eurodac
CEAS
Interests of the child
Social development
Fundamental Freedoms
Respect for family
Compassionate grounds
Mutual trust
04 – Help us
Nella stessa scena di Dublin Regulation III si inseriscono anche estratti dalle trasmissioni telefoniche triangolate fra il barcone affondato l’11 ottobre 2013 (il naufragio dei bambini) e le capitanerie/marine militari di Italia e Malta, corresponsabili della morte della maggior parte dei bambini.
Hello ok speak English Hello ok speak English
3 hundrend persons on board
You have departed from Zuara?
Please hurry
You are moving or you are stop?
We are moving by the wave
I say to you we are in a very hurry please I’m a doctor please
What is the problem on board?
The boat is going down
Half meter water in the board
Ok your name, your name
My name is Mohamed Jammo, I’m a doctor
Sir repeat your position for another one. Your position
North 34 2018 it’s the same. And East 12 42 05
Ok thank you sir thank you
Hallo please did you send anyone for us? We are the Sirians, about 300
Sir, I gave you the number of Malta authority
you are near malta did you understand me?
Near Malta? We are near Malta?
Yes sir, yes Sir, please go, go.
Call Malta directly very quickly and they are there, they are close ok?
I called Malta they say that we are nearer to Lampedusa than to Malta.
you are the proximity for us.
We are dying, please! About 300, we are dying!
05 – Angele Dei
Uno dei protagonisti del Requiem è Mabrouk, un bambino nato durante il naufragio dell’11 ottobre 2013 (vedi sopra) e morto dopo pochi minuti. Questa scena, al centro dell’opera, lo rievoca facendo cantare a un bambino l’Angelo di Dio della tradizione cattolica. Il pianoforte contrappunta la melodia cantata dal bambino. Angele Dei si collega direttamente alla scena successiva (Agnus Dei).
Angele Dei,
Qui custos es mei,
Me, tibi commissum
Pietate superna,
Illumina, custodi,
Rege et guberna.
Amen
06 – Aμνὸς τοὺ θεοὺ (Giovanni I, 29)
L’Angelo di Dio cantato dal bambino è coperto dalla violenza del mare e del vento. Il pianoforte descrive in modo espressivo l’affondamento del barcone e la morte del bambino. In scena, Mabrouk vaga impaurito e spinto da una parte e dall’altra del palco, fino a accucciarsi in posizione fetale sotto il pianoforte. Il coro musicale accompagna la scena gridando il versetto di Giovanni I, 29 (Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo) in greco antico.
ἴδε ὁ ἀμνὸς τοὺ θεοὺ ὁ αἴρων τὴν ἁμαρτίαν τοὺ κόσμου.
07 – Stockholm Programme
Nella parte centrale del requiem l’azione scenica è sospesa. La luce si concentra sul corpo del bambino adagiato sotto il pianoforte, mentre il coro musicale canta a cappella un testo estrapolato dal Programma di Stoccolma riguardante i temi di sicurezza, libertà e giustizia in Europa, contraltare al comportamento effettivo dei singoli stati europei. Alcune parti solistiche rappresentano capi di stato e personaggi politici che hanno affrontato o strumentalizzato il problema della immigrazione in Europa nel passato recente.
Chapter one:
Towards a citizens’ europe in the area of freedom, security and justice
Chapter two:
A europe of rights
Chapter three:
A europe of law and justice
Chapter four:
A europe that protects
Chapter five:
Access to europe in a globalised world
Chapter six:
A europe of responsibility, solidarity and partnership in migration and asylum matters
Chapter seven:
The external dimension of freedom, security and justice
08 – Salmo 12
Le ultime tre scene sono collegate: in esse si compie il chiasmo che caratterizza la drammaturgia dell’opera. L’azione riprende: i defunti sono in piedi, convergono lentamente verso il pianoforte. Il testo del salmo è cantato nell’originale ebraico (in questa presentazione viene proposta la traduzione della CEI in italiano).
Salvami, Signore! Non c’è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo.
Si dicono menzogne l’uno all’altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.
Recida il Signore le labbra bugiarde,
la lingua che dice parole arroganti,
quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti,
ci difendiamo con le nostre labbra:
chi sarà nostro padrone?».
«Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
io sorgerò – dice il Signore –
metterò in salvo chi è disprezzato».
I detti del Signore sono puri,
argento raffinato nel crogiolo,
purificato nel fuoco sette volte.
Tu, o Signore, ci custodirai,
ci guarderai da questa gente per sempre.
Mentre gli empi si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.
09 – Lux Aeterna
I defunti sono investiti da una luce abbagliante e ritratti in plastiche fermo-immagini; le loro braccia si alzano al cielo e/o ad abbracciare la platea.
Lux æterna luceat eis, Domine,
Cum Sanctis tuis in æternum:
quia pius es.
Requiem æternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis.
Cum Sanctis tuis in æternum:
quia pius es.
10 – Salmo 58
Il movimento convergente del coro scenico si stringe; sulle imprecazioni del salmo (versetti 7-9), il pianoforte e la pianista sono sovrastati, presi, sommersi dai corpi dei defunti che mettono le mani sulla tastiera, suonano clusters sui tasti, creano rumori sulla cordiera e nella cassa, si sporgono in modo inquietante e minaccioso verso la platea come per sommergere il pubblico. Mabrouk è preso in braccio e portato in proscenio, in una coreografia che riprende la Deposizione di Caravaggio con un effetto simile a quello generato dalla modalità di collocazione del quadro: il pubblico vede la scena come se guardasse da dentro la tomba di Cristo. Il testo del salmo è cantato nell’originale ebraico antico (in questa presentazione viene proposta la traduzione della CEI in italiano).
Al maestro del coro. Su «Non distruggere». Di Davide. Miktam.
Rendete veramente giustizia o potenti, giudicate con rettitudine gli uomini?
Voi tramate iniquità con il cuore, sulla terra le vostre mani preparano violenze.
Sono traviati gli empi fin dal seno materno, si pervertono fin dal grembo gli operatori di menzogna.
Sono velenosi come il serpente, come vipera sorda che si tura le orecchie
per non udire la voce dell’incantatore, del mago che incanta abilmente.
Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca, rompi, o Signore, le mascelle dei leoni.
Si dissolvano come acqua che si disperde, come erba calpestata inaridiscano.
Passino come lumaca che si discioglie, come aborto di donna che non vede il sole.
Prima che le vostre caldaie sentano i pruni, vivi li travolga il turbine.
Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue degli empi.
Gli uomini diranno: «C’è un premio per il giusto, c’è Dio che fa giustizia sulla terra».